Grazie ragazze per questa interessante discussione sul racconto! L’ho tradotto la prima volta diciotto anni fa quando è uscito, e mi sembrava molto chiaro, allora, che fosse una storia senza speranza, un tentativo di emancipazione più autolesionista (autopunitivo, dice Martina) della violenza subita nella relazione stessa, che fallisce poi in maniera tragica, perché è un tentativo fragile.
Riprendendolo adesso – sono più vecchia e il discorso sul corpo, specie della donna, è onnipresente, mentre non mi pare lo fosse allora – questa visione così oscura mi ha quasi spaventata. E vedo anche nei vostri commenti un tentativo di fare onore ad altri aspetti di questa vicenda, di vedere un qualcosa da “restituire”, da “salvare”, o un’”espiazione”.
Mi chiedo se il nostro (in senso collettivo) atteggiamento sia in questo senso cambiato, se il racconto sia così pessimista come lo vedevo prima o se contenga degli elementi di forza, fosse anche solo il “potere sinistro” che emerge a un certo punto, come mi sembra oggi. Forse ci sembra di averne più bisogno?
Si dice anche che un’opera letteraria contenga sempre qualcosa in più di quanto l’autrice ci abbia consapevolmente messo, e credo sia vero.
E infatti sarei stata tentata di chiedere a lei, ma poi non l’ho fatto.
Ieri infatti sono salita su un treno per andare a sentirla presentare il suo nuovo libro a Lipsia. Avevo scoperto per caso questo evento quando ho cercato il suo contatto per chiederle l’autorizzazione a pubblicare dopo tanti anni. Era la prima volta che ci incontravamo. Nella dedica mi ha scritto “Wie schön!” (“Che bello!”) e non abbiamo aggiunto altro.
potrei vedere un potere in una chiave di lettura diversa: lei non è mai andata dal macellaio perché vittima di omicidio. Il suo è un riscatto, avviene attraverso un sogno, quello di liberarsi della trasformazione negativa fisica e mentale subita dal suo compagno che l'ha uccisa e richiusa in un congelatore. Che bello poter trovare tante chiavi in un testo!
L’uso della seconda persona (non so se fedele all’originale) mi ha forzata a vivere in prima tutto quello che descrive. Molto intenso.
Se dovessi dare un’interpretazione a quello che ho letto – cosa che mi permetto di fare – direi che lei voglia restituire quello che le rimane della relazione con quel lui, di cui si fa pochissimo accenno.
"Chi rompe paga e i cocci sono i suoi". Ed eccoli lì, sul tavolo: i cocci che vuole restituirgli. Puzzolenti e putrefatti.
Il finale non riesco a capirlo. Sono claustrofobica, e questo mi basterebbe per morire di paura, ma in un congelatore un non-claustrofobico può sopravvivere? Gli sta forse lasciando ben più di cocci in mucchietti da due chili, o pensa di uscire verso una nuova vita, leggera, non appena lui si è allontanato?
Come al solito, forse, mi sono soffermata sul dito che indica la Luna. Lo faccio sempre. Mi perdo a studiare le proporzioni tra le falangi, mi chiedo se sono tre su tutte le dita, scopro che no, il pollice ne ha solo due. Apro il palmo, divaricando le dita, e mi chiedo se siano davvero 20 cm tra la terza falange del mignolo e la seconda del pollice (no, per me sono 22 cm, ho controllato. Me ne devo ricordare, di questo +5%).
E mentre penso a tutto questo, decido che non voglio sapere, non voglio decidere se c’è o meno un lieto fine.
L'intensità della narrazione è stata la cosa che ha colpito anche me, in questo racconto.
La seconda persona, sì, è nell'originale, e la trovo una scelta potente.
Visto che hai fatto delle osservazioni sulla traduzione, ne approffito per una nota, non posso resistere a uno spunto così generoso! Il titolo oroginale è un intraducible gioco di parole: "Großabnahme" significa al contempo "acquisto all'ingrosso" e "grande dimagrimento". "Abnehmen", lett. "togliere", può siginificare sia acquistare, quindi "portare via" tramite uno scambio merce-denaro, sia "perdere" massa corporea, diminuire, dimagrire appunto. Non ho trovato un equivalente in italiano. "Carne di scarto" trasferisce il gioco di parole in tutt'altra zona, non è fedele, ma mi sembrava avesse una sua efficacia nel senso del racconto, però è più crudo e quindi modifica il tono della narrazione. Ammetto che mi sono subito innamorata di questa soluzione e non sono riuscita a pensarne altre ("Kill your darlings" è una massima sulla quale devo ancora lavorare). Lo "scarto" visto dal punto di vista del macellaio (minor valore commerciale) e da quello della donna (parti di sé che si rifiutano, che si vogliono eliminare). Il caso che questo *altro* gioco di parole per caso funzionasse bene in quasi tutti i punti in cui l'originale usava "Großabnahme", mi è sembrato un segno, allora, nel 2007, e l'ho mantenuto anche oggi. Ma *quasi sempre* non è sempre, e c'è una frase che ho dovuto quasi eliminare per mantenere la mia soluzione, quindi... sono certa ce ne siano altre possibili, ma ho deciso di proporre la mia.
Grazie per la nota in merito alla scelta delle parole che hai usato per la traduzione!
Mi dispiace non conoscere il tedesco, perchè mi sarebbe piaciuto molto leggere l'originale e riconoscere lo sforzo, la logica, la ricostruzione, l'adattamento che hai usato per renderci una "cover" che, come per certe canzoni, forse, supera l'inedito.
Wow, che forza sia nel linguaggio che nella narrazione! Io ho l'impressione che la protagonista volesse lasciare fisicamente e metaforicamente un pezzo di vita alle sue spalle. Grazie mille per la traduzione, a mio parere veramente ben riuscita. Non conoscevo Heike Geißler ma ora vorrei approfondire: hai un consiglio? Dando una veloce scorsa alle sue opere pensavo di cercare "Saisonarbeit"...
Carissima Nina, sì, sì, la forza del linguaggio. Così crudo.
Sulla trazione, vedi la mia risposta a LnaReplay, non è priva di problemi...
Coe scrivevo nel "commentone" di prima indirizzato a voi tutte, ho consciuto Heike ieri. Avevo letto i suoi primi due romanzi, di cui l'esordio, Rosa, è molto simile nello stile a Großabnahme e mi era piaciuto molto (maternità problematiche, un tema ricchissimo). Ieri ho comprato alla presentazione Saisonarbeit e Verzweiflungen. Di quest'ultimo Heike ha letto ieri alcuni brani, poi l'ho cominciato subito in treno al ritorno. Ha uno stile estremamente incisivo. pratica in maniera molto efficace quella che lei chiama "Ablenkung", accstando temi e prospettive in maniera inattesa, straniante e potente, a volte ironica, spesso anche dolorsa.
Nina, grazie per il tuo ottimo lavoro di traduzione! Il racconto è molto bello. Per gran parte della lettura ho interpretato il suo dimagrimento violento come una punizione autoinflitta, poi il finale mi ha fatto cambiare idea, che sia forse l'espiazione di questi anni trascorsi con lui? Ci rifletterò ancora su.
Grazie ragazze per questa interessante discussione sul racconto! L’ho tradotto la prima volta diciotto anni fa quando è uscito, e mi sembrava molto chiaro, allora, che fosse una storia senza speranza, un tentativo di emancipazione più autolesionista (autopunitivo, dice Martina) della violenza subita nella relazione stessa, che fallisce poi in maniera tragica, perché è un tentativo fragile.
Riprendendolo adesso – sono più vecchia e il discorso sul corpo, specie della donna, è onnipresente, mentre non mi pare lo fosse allora – questa visione così oscura mi ha quasi spaventata. E vedo anche nei vostri commenti un tentativo di fare onore ad altri aspetti di questa vicenda, di vedere un qualcosa da “restituire”, da “salvare”, o un’”espiazione”.
Mi chiedo se il nostro (in senso collettivo) atteggiamento sia in questo senso cambiato, se il racconto sia così pessimista come lo vedevo prima o se contenga degli elementi di forza, fosse anche solo il “potere sinistro” che emerge a un certo punto, come mi sembra oggi. Forse ci sembra di averne più bisogno?
Si dice anche che un’opera letteraria contenga sempre qualcosa in più di quanto l’autrice ci abbia consapevolmente messo, e credo sia vero.
E infatti sarei stata tentata di chiedere a lei, ma poi non l’ho fatto.
Ieri infatti sono salita su un treno per andare a sentirla presentare il suo nuovo libro a Lipsia. Avevo scoperto per caso questo evento quando ho cercato il suo contatto per chiederle l’autorizzazione a pubblicare dopo tanti anni. Era la prima volta che ci incontravamo. Nella dedica mi ha scritto “Wie schön!” (“Che bello!”) e non abbiamo aggiunto altro.
potrei vedere un potere in una chiave di lettura diversa: lei non è mai andata dal macellaio perché vittima di omicidio. Il suo è un riscatto, avviene attraverso un sogno, quello di liberarsi della trasformazione negativa fisica e mentale subita dal suo compagno che l'ha uccisa e richiusa in un congelatore. Che bello poter trovare tante chiavi in un testo!
È un racconto molto forte.
"Carne" è una parola forte. "Scarto" uguale.
L’uso della seconda persona (non so se fedele all’originale) mi ha forzata a vivere in prima tutto quello che descrive. Molto intenso.
Se dovessi dare un’interpretazione a quello che ho letto – cosa che mi permetto di fare – direi che lei voglia restituire quello che le rimane della relazione con quel lui, di cui si fa pochissimo accenno.
"Chi rompe paga e i cocci sono i suoi". Ed eccoli lì, sul tavolo: i cocci che vuole restituirgli. Puzzolenti e putrefatti.
Il finale non riesco a capirlo. Sono claustrofobica, e questo mi basterebbe per morire di paura, ma in un congelatore un non-claustrofobico può sopravvivere? Gli sta forse lasciando ben più di cocci in mucchietti da due chili, o pensa di uscire verso una nuova vita, leggera, non appena lui si è allontanato?
Come al solito, forse, mi sono soffermata sul dito che indica la Luna. Lo faccio sempre. Mi perdo a studiare le proporzioni tra le falangi, mi chiedo se sono tre su tutte le dita, scopro che no, il pollice ne ha solo due. Apro il palmo, divaricando le dita, e mi chiedo se siano davvero 20 cm tra la terza falange del mignolo e la seconda del pollice (no, per me sono 22 cm, ho controllato. Me ne devo ricordare, di questo +5%).
E mentre penso a tutto questo, decido che non voglio sapere, non voglio decidere se c’è o meno un lieto fine.
Grazie anche a te!
L'intensità della narrazione è stata la cosa che ha colpito anche me, in questo racconto.
La seconda persona, sì, è nell'originale, e la trovo una scelta potente.
Visto che hai fatto delle osservazioni sulla traduzione, ne approffito per una nota, non posso resistere a uno spunto così generoso! Il titolo oroginale è un intraducible gioco di parole: "Großabnahme" significa al contempo "acquisto all'ingrosso" e "grande dimagrimento". "Abnehmen", lett. "togliere", può siginificare sia acquistare, quindi "portare via" tramite uno scambio merce-denaro, sia "perdere" massa corporea, diminuire, dimagrire appunto. Non ho trovato un equivalente in italiano. "Carne di scarto" trasferisce il gioco di parole in tutt'altra zona, non è fedele, ma mi sembrava avesse una sua efficacia nel senso del racconto, però è più crudo e quindi modifica il tono della narrazione. Ammetto che mi sono subito innamorata di questa soluzione e non sono riuscita a pensarne altre ("Kill your darlings" è una massima sulla quale devo ancora lavorare). Lo "scarto" visto dal punto di vista del macellaio (minor valore commerciale) e da quello della donna (parti di sé che si rifiutano, che si vogliono eliminare). Il caso che questo *altro* gioco di parole per caso funzionasse bene in quasi tutti i punti in cui l'originale usava "Großabnahme", mi è sembrato un segno, allora, nel 2007, e l'ho mantenuto anche oggi. Ma *quasi sempre* non è sempre, e c'è una frase che ho dovuto quasi eliminare per mantenere la mia soluzione, quindi... sono certa ce ne siano altre possibili, ma ho deciso di proporre la mia.
Grazie Nina!
Grazie per la nota in merito alla scelta delle parole che hai usato per la traduzione!
Mi dispiace non conoscere il tedesco, perchè mi sarebbe piaciuto molto leggere l'originale e riconoscere lo sforzo, la logica, la ricostruzione, l'adattamento che hai usato per renderci una "cover" che, come per certe canzoni, forse, supera l'inedito.
Breed your darlings!
Wow, che forza sia nel linguaggio che nella narrazione! Io ho l'impressione che la protagonista volesse lasciare fisicamente e metaforicamente un pezzo di vita alle sue spalle. Grazie mille per la traduzione, a mio parere veramente ben riuscita. Non conoscevo Heike Geißler ma ora vorrei approfondire: hai un consiglio? Dando una veloce scorsa alle sue opere pensavo di cercare "Saisonarbeit"...
Carissima Nina, sì, sì, la forza del linguaggio. Così crudo.
Sulla trazione, vedi la mia risposta a LnaReplay, non è priva di problemi...
Coe scrivevo nel "commentone" di prima indirizzato a voi tutte, ho consciuto Heike ieri. Avevo letto i suoi primi due romanzi, di cui l'esordio, Rosa, è molto simile nello stile a Großabnahme e mi era piaciuto molto (maternità problematiche, un tema ricchissimo). Ieri ho comprato alla presentazione Saisonarbeit e Verzweiflungen. Di quest'ultimo Heike ha letto ieri alcuni brani, poi l'ho cominciato subito in treno al ritorno. Ha uno stile estremamente incisivo. pratica in maniera molto efficace quella che lei chiama "Ablenkung", accstando temi e prospettive in maniera inattesa, straniante e potente, a volte ironica, spesso anche dolorsa.
Nina, grazie per il tuo ottimo lavoro di traduzione! Il racconto è molto bello. Per gran parte della lettura ho interpretato il suo dimagrimento violento come una punizione autoinflitta, poi il finale mi ha fatto cambiare idea, che sia forse l'espiazione di questi anni trascorsi con lui? Ci rifletterò ancora su.
Grazie Martina, la tua è una lettura diversa da quella di @The_Raven_Cat!
Grazie per averlo tradotto e condiviso. Rinuncia alla carne per salvare la sua anima. Mi ha colpito molto.
Grazie infinite per il commento. Trovo molto molto interessante la tua interpretazione.
La mia è un po' diversa. Mi piacerebbe se qualcun* altr* scrivesse cosa legge in questa storia prima di dire come l'ho vissuta io.
Sono curiosa ma attendiamo volentieri